AVE – KATHINKAs GESANG – HARLEKIN
Il teatro strumentale di Stockhausen al Teatro Lirico
Laura Faoro, flauti
Roberta Gottardi, clarinetto e corno di bassetto
Regia del suono / elettronica: Francesco Canavese, Tempo Reale
Luci: Luciano Gottardi, Massimo Consoli
Un’immersione nel teatro musicale del genio tedesco, in una performance unica, che ripropone insieme – per la prima volta in Italia – i suoi massimi capolavori per flauto e clarinetto, scritti per le sue due muse e musiciste, Suzee Stephens e Kathinka Pasveer.
AVE
KATHINKAs GESANG
HARLEKIN
Teatro Lirico “Giorgio Gaber”
Giovedì 16 giugno 2022
Via Larga 14 – 20122 – Milano, h. 21
Biglietteria disponibile qui
Roberta Gottardi e Laura Faoro, esperte del teatro musicale, vincitrici del Premio Stockhausen [Roberta nel 2001, premiata dallo stesso Stockhausen; Laura nel 2019], di recente nuovamente premiate per AVE con il Premio Stockhausen 2022 – con uno studio rigoroso condotto direttamente con Suzee Stephens e Kathinka Pasveer – portano sul palcoscenico uno spettacolo di “teatro strumentale”, un focus italiano inedito sui massimi capolavori per flauto e clarinetto composti da Stockhausen:
HARLEKIN, per clarinetto solo, KATHINKAs GESANG per flauto ed elettronica (con la scenografia originale), e AVE da MONTAG aus LICHT, per flauto in sol e corno di bassetto.
AVE per flauto in sol e corno di bassetto (1984-85)
AVE è tratto dal terzo atto dell’opera MONTAG aus LICHT e chiude la scena dell’incantesimo di Eva (Evas Zauber). È un duetto di 23 minuti in cui flauto e clarinetto assumono la veste di veri e propri personaggi surreali, che interpolano teatralmente suoni, mimo e movimenti. È la storia di un incontro-scontro, un lento disvelarsi reciproco che si apre con Eva (il clarinetto), sola in scena intenta a contemplarsi in uno specchio, in un contrappunto cieco con un flauto invisibile.
Il graduale incontro tra le due figure ne fa emergere così i caratteri reciproci, opposti e complementari: la femminilità di Eva contrasta con la figura della flautista travestita da uomo, in un gioco di seduzione “musicale” attraverso cui i due apparenti “monologhi” convergono poco a poco in una sezione finale che sublima l’incontro in una sorta di unione mistica che ha il sapore di una preghiera, AVE, appunto.
HARLEKIN per clarinetto, 1975
La tradizionale figura rinasce in una forma nuova: Harlekin è ora un musicista. Suona e danza in rapide figure circolari dalle quali emerge una spirale concentrica. Harlekin è un messaggero di sogni.
Il protagonista si trasforma poi in un allegro costruttore che elabora la sua melodia avvicinandosi al pubblico e diventando in seguito un poeta innamorato e incantatore, un insegnante pedante che disegna la propria melodia nell’aria, un furbo mattacchione che si diverte e si infuria con il suo strumento, un danzatore appassionato che si perde nella danza al punto da dimenticare le note del proprio canto.
Alla fine, quando del motivo non è rimasto quasi altro che il ritmo, il protagonista ricorda le piccole figure circolari dell’inizio. Trasformandosi in un volteggiante spirito esaltato riprende nuovamente con i suoni e con i passi una spirale, suonando per l’ultima volta con “grida d’uccello” le note della sua melodia.
KATHINKAs GESANG als LUZIFERs REQUIEM per flauto ed elettronica, 1983
Costituisce integralmente la IIª scena di SAMSTAG aus LICHT, monumentale ciclo di 7 opere pensato da Stockhausen per ogni giorno della settimana. Il “canto” di Kathinka è in SAMSTAG il Requiem per Lucifero, personaggio solo in parte associabile all’idea
comune di questa figura, in quanto riletto da Stockhausen come l’eterno imperfetto e dunque archetipo di ogni anima terrena. In questo senso il Requiem è pensato “per ogni vivente che cerchi la luce eterna”.
Il canto di Kathinka si struttura come un’ascesi dell’anima in 24 stadi, ricalcando la forma musicale dei “24 studi”. Un rituale in musica volto a far distaccare l’ascoltatore dai sensi mortali (i 5 sensi cui Stockhausen aggiunge il pensiero). Ogni stadio/studio è più arduo del precedente ed esplora inedite forme di espressione del timbro del flauto, a partire dalla formula di Lucifero. Il processo di elevazione – realizzato attraverso il difficile superamento di ogni livello – è richiamato da due enormi Mandala, che nei loro spicchi riportano l’idea ispiratrice di ogni stadio e che, con la loro imponenza, dominano la scena. La flautista gatta (la figura animale di SAMSTAG) realizza la sua “ascesi” muovendosi da un mandala all’altro fino ad una danza a spirale finale, per scomparire in una lunga risata in musica dietro una tenda, da cui si odono gli 11 suoni tromba (nucleo della formula di Lucifero) e un urlo di liberazione… verso una nuova reincarnazione, verso l’estinzione eterna o verso l’ingresso nella “LUCE”.
La risposta è lasciata aperta dallo stesso Stockhausen!
Pochi mesi dopo la prima, Stockhausen volle realizzare una nuova versione per flauto ed elettronica in esafonia dichiarando di aver ottenuto suoni di una bellezza mai sperimentata prima, “un mondo magico che circonda la voce solitaria del flauto”.
Di seguito la recensione del concerto a cura di Quinte Parallele:
L’interpretazione di AVE di Laura Faoro e Roberta Gottardi è inoltre risultata vincitrice del PREMIO STOCKHAUSEN 2022 nel luglio 2022
Dice la Kölner Stadt Anzeiger a seguito della performance agli Stockhausen Konzerte und Kurse – Kurten nel luglio 2022:
“Letzter Schliff für Teilnehmer
Auf diesem musikalischen Niveau ging es weiter. Die Teilnehmer der Stockhausen-Kurse sind reife Künstlerinnen und Künstler. Sie lassen sich hier den letzten Schliff für die Interpretation von Stockhausens Musik geben. (…)”
Bewegung und Tanz
Nach der Pause wird „AVE“ gespielt, ein Stück für Bassetthorn und Altflöte. Es stammt aus seiner Oper „Montag“ aus „Licht“ und entstand 1984. Hier interagieren die beiden Solistinnen Laura Faoro (Altflöte) und Roberta Gottardi (Bassetthorn) nicht nur musikalisch, sie bewegen sich, sie tanzen und spielen. Dabei setzen sie Stockhausens Idee um, den Tonraum in Viertel- und Achtelschritte aufzuteilen, satt in die üblichen Halbtonschritte. Sie bringen Zischlaute und Tonsilben hervor und erweitern das Spektrum ihrer Instrumente erheblich. Es scheint keine Grenzen zu geben, alles wirkt spielerisch. Doch Gesten und Musik sind vorgegeben.
Das Ganze klingt wie eine endlose Melodie, wie eine sich fortspinnende Erzählung, in Töne gegossen. Behutsam unterstützten Kathinka Pasveer und Juan Andrés Verdaguer die Musiker des Abends mit ihrer perfekten, unaufdringlichen Klangregie.”